Emilio Rentocchini
Emilio Rentocchini “44 Ottave”
(Book Editore, 2019)
Un pigro pomeriggio della primavera 1988. La
rilettura frenetica dell’Orlando Furioso conquista definitivamente Emilio
Rentocchini all’uso dell’ottava. L’endecasillabo ariostesco cattura attenzione
e passione verso una forma metrica che conferma poi l’uso del vernacolo
sassolese quale rifugio atemporale e mitico. Una riprova è “44 Ottave”,
proposto nella collana curata da Nina Nasilli. Testo originale, quindi, nella
lingua di Sassuolo e corrispondente variante, come detto in passato da Giovanni
Giudici, in una più libera forma d’italiano. L’esito è una rigorosa e preziosa
tessitura stilistica di magistrale sapore, seducente e fluttuante in una
originaria naturalezza orale che abita la struttura corposa di una fonetica
echeggiante e ammaliante, espansa nella temporalità suggerente la
significatività inalienabile del contrasto indotto dall’istante. Tra le due
lingue, fecondazioni e sviluppi imprevisti generano conduzioni di monadi in
partitura a segni sfociante nell’ottava doppia. Allitterazioni assorbono echi su
approfondimenti dinamici e ribattuti rimandi attraverso suggestioni di viatico
costituente implicazioni materiche e significanti sonorità. Si liberano così
pensieri che ricalibrano i suggerimenti di una percezione scampata allo
smarrimento, ritrovando i punti di contatto con l’essenzialità degli enti che
non eludono quell’apparente “nulla inesprimibile” contaminato dal segreto di
ungarettiana memoria. Gli abissi della solitudine sanno diventare cenacoli di
preghiera e inducono alla percezione più acuta delle delicate premesse che
accompagnano l’osservazione e l’ascolto, la minima convergenza della cerniera.
I dissidi sembrano placati dalla paziente opera dell’artigiano trasformato in
fine dicitore di una profondità essenziale e incisa nella composizione del
sensibile. In una società volutamente privata di effettivi valori umanistici,
Emilio Rentocchini recupera e ricrea un linguaggio poetico che pone i cardini
di una autenticità quasi rivelata ed immediatamente solidificata nel dettato
stilistico. E allora il tempo è fuori dal tempo e coniuga una scansione
intrecciata alla ricerca; così “an a tor sò na léngua a la deriva” (“anni a
raccattare una lingua alla deriva”), come fosse una forma esplicitata di
emozione acustica, di veleggiata saggezza.