Anna di Pietri (la maestrina)

Enea Biumi: storie
d’amori, intrighi e scalate sociali
Un po' come le voci di paese,
ricche di colpi di scena e ironia. Sono le storie dell'ultimo libro di Giuliano
Mangano, in arte Enea Biumi, poliedrico scrittore varesino che da anni riesce a
tratteggiare persone e caratteri dei nostri luoghi.
La raccolta di racconti La
maestrina del Copacabana, uscito per Genesi Editrice, si snoda attraverso
cinque vicende inventate che sembrano aprire altrettante porte su spaccati di
vita diversi ma sempre legati alla società dei nostri luoghi. Attraverso una
scrittura che il critico Carlo Zanzi definisce al contempo "popolare e
raffinata" e uno sguardo che lo avvicina a Piero Chiara e Giovannino
Guareschi, Enea Biumi - professore di Lettere, uomo di Teatro e Poesia - narra
con la sicurezza di chi sa usare tutti i registri della parola, a volte
ricorrendo a termini preziosi altre addirittura al dialetto, e con il ritmo di
chi ha i tempi del dialogo e della mise en scène.
Tra le pagine de La
Mestrina del Copacabana ritroviamo amori, intrighi, scalate sociali,
episodi divertiti di vita, ma anche un affettuoso omaggio a Giuseppe Ungaretti.
L'autore ci ha raccontato così il suo ultimo libro, già vincitore del
premio I Murazzi per l'inedito 2020, che verrà presentato per la
prima volta in assoluto oggi alle 18 nelle sale di Villa Bozza Quaini a
Cadrezzate.
Enea, cosa si
respira in questo libro?
«Mi sono messo dal punto di
vista di chi ascolta le chiacchiere di paese dopo la messa. Mi ha sempre
interessato riproporre ciò che accade nelle famiglie»
Perché ha scelto
il titolo La maestrina del Copacabana?
«Deriva dal titolo del primo
racconto, che era quello che mi intrigava di più. È la storia di una maestra di
scuola elementare, che ha una seconda vita col nome di Shilly e fa
l'intrattenitrice di locali notturni»
Poi ci sono altri
quattro racconti...
«Ce n'è uno sulla scalata
sociale di un bottegaio e uno sulla vicenda di un personaggio appartenente a
una famiglia importante. Per quest'ultimo ho preso in parte spunto da un
vecchio racconto che negli anni settanta venne pubblicato sulla Prealpina. Un
altro invece è dedicato a colui che considero il mio maestro poeti: Ungaretti.
L'ho omaggiato attraverso i suoi fiumi. In un altro invece ho voluto raccontare
mio zio.»
Cosa cerca quando
racconta?
«Mi piace far sorridere la
gente»
Anna Di Pietri