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biagio salmeri

BIAGIO SALMERI "L'OMBRA CHIARA" (PASSIGLI EDITORI,2015)

Ci sono partenze e curve che spesso non si conoscono, vagoni gelidi oppure traghetti posti su scenari che guardano altrove, nello smembrarsi delle insidie stesse, forse, che fanno voce agli approdi... e poi è anche notte nelle strutture poematiche che discorrono e narrano, o si pongono aforistiche, o in altri casi s'ispessiscono in un trattare le cose che si allunga utilizzando l'enjambement. Così è "L'ombra chiara" di Biagio Salmeri, un testo poetico che denota la circostanza dell'andare attorniati da segni, umori, presenze, elementi, corpi divenuti testimoni di ciò che si dinamizza nello stesso divenire. La forza naturale degli scenari è quotidiano assimilare la primigenia energia del viandante attento all'erosione continua delle aspettative. Anche il ricordo s'incontra per strada, in questi versi, come un'altalenante aspirazione al resoconto espressivo rappresentato dalla stessa collocazione grafica delle poesie nelle pagine. Un procedere da continuità poematica, quasi a invocare una solidità strutturale in risposta alla inconsistenza delle ombre. Il tacere dell'esistere è a volte dolore, così come il possibile porsi di fronte ad un ascolto può trasformarsi in una inaspettata agibilità gestuale. Si è spesso fuori luogo quando i tappeti di una casa sembrano tanto vibranti da essere pronti al volo; inadeguati quando si assiste ad "un mare ocra di leoni che s'accavallano e urtano/ tra loro con le criniere spumeggianti del moto ondoso". In altri casi, invece, la scrittura si fa volontariamente dimessa per suggerire l'immagine di un artefice interessato a costruire un discorso diretto, atonale, di una immediata costituzione percepibile, come la voce emessa nel comunicare. La coerenza riproducibile nel rapporto intenzione/ esito conferma il buon tratto realizzato che tale volontà si era posto. Così non ritroviamo prosodie fonetiche ma volute strutture minerali dalle quali si estende un passo narrativo che conferma l'esplicitazione di un equilibrio interiore auspicato e ricercato nel timbro dicibile. Il pensiero cognitivo intende cogliere i dati di una tesi tenace e progressiva, non afferrabile e non sopprimibile. Il bisogno è ricalcato sull'immagine dell'ombra che non è passiva ma elabora e ripropone tracce capaci d'individuare una sorta di chiarore, dopo le ferite. Minimale confessione accede all'epicentro del dettato sviluppato sulla testimonianza coinvolgente gli scenari anche paesaggistici determinati da un riflesso sempre riconoscibile dell'osservatore. Sussiste anche un certo male di vivere che attiene alla riproducibilità degli innesti quotidiani assurti a tappe di una monotonia esistenziale. Dietro le cose appese alle pareti rimane un'ombra chiara, appunto, ed "essa è anche l'impronta che di noi lasciamo/ nel mondo delle cose, in questa vita". Biagio Salmeri ci dice, nel libro, della bellezza che emana da quella lentezza che, in elogio, era stata molto ben interpretata da Milan Kundera in un suo titolo. La struttura de "L'ombra chiara" si costituisce proprio sulla coniugata fusione di elementi che comprendono l'identità immediata e la dilatazione discorsiva, in una imposta assenza di canone premeditato dove le poesie cercano di compattarsi, come spesso le nostre vite.



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