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enea biumi

BOSINATA

"Bosinata": composizione satirica; composizione che, in questa originalissima forma letteraria reinterpretata da Enea Biumi, tende a coniugare toni linguistici raffinati e "alti"con incursioni nell'espressione gergale e popolareggiante. Un equilibrio che si realizza in una forma "andante", dove emerge un'attenzione alle sensazioni e, allo stesso tempo,un'ironia sottile, garbata, colta, di un certo neocrepuscolarismo. La famiglia Diemme, protagonista dello scritto si rivela come un piccolo universo popolato da figure che rappresentano l'orizzonte di ambizioni e miserie, vizi e virtù, ma innanzitutto l'ipocrisia di una certa morale benpensante di provincia. Proprio il mondo della provincia è abilmente definito da Biumi, con efficacia figurativa anche, ed in particolar modo, nella psicologia dei componenti. Tutto si sussegue in una melodia quasi orale (infatti i "bosini", da cui deriva il titolo, erano tipici cantastorie) che concretizza una piccola, minima epica di un passato prossimo, attualissimo nel sottolineare atteggiamenti e nevrosi imperanti. Un'eco manzoniana percorre i brani, lo sguardo divertito dell'autore costeggia le varie vicende personali che s'intrecciano, un umore imprime sulla pagina l'orma paziente della storia. Elemento rigenerante è il personaggio di Andrea, secondogenito di casa Diemme. Giovane, impetuoso, trasgressivo, deciso a rompere la corazza opprimente del contesto, incarna il senso di necessaria libertà e di ribellione che si concretizza nella "catarsi" finale.
Enea Biumi è nato a Varese nel 1949.Laureatosi in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, insegna Letteratura e Storia in un istituto superiore, dove dirige un laboratorio teatrale. Collabora a riviste e quotidiani, tra le quali:"Tracce", "La Prealpina", "Il Majakovskij","Il Sabato". Ha pubblicato i volumi: Lumen XXVIII (Ed. Mondo Letterario, 1969) e Viva e abbasso (Rebellato,1985). E' autore dell'opera teatrale Un diavolo per marito e di traduzioni da Luis Rogelio Nogueras e Alex Pausides.
LA SUMÈNZA DU LA NÒCC
IL SEME DELLA NOTTE

Enea Biumi, nel suo passato remoto, è stato un cultore della poesia di Ungaretti. L’accezione di ermetico come “essenziale” lo ha portato ad una frequentazione di versi costituiti nella loro forza incisiva e fulminea. Il senso della vita e del tempo come tracce da seguire nell’approfondimento acuto della scrittura. Il percorso creativo lo ha condotto poi via via verso l’avanguardia, la parentesi narrativa di un appassionato di Gadda e Testori, la poesia d’ispirazione storica. Per approdare ora ad un puro esempio di limpida espressione poetica nella lingua varesina. Ma l’esito raggiunto è quello di un equilibrio quasi classico e tale da porsi, rispetto alla versione italiana realizzata dall’autore stesso, come vero e proprio testo originale a fronte. Tracce che hanno avuto, nel panorama nazionale delle varie lingue locali e nei suoi riferimenti più significativi, gli alti esempi di nomi come Franco Loi, Raffaello Baldini, Tolmino Baldassari, Emilio Rentocchini. Un’apparente semplicità che è, in realtà, come in passato scritto da Vittorio Sereni riferendosi ad un’opera di Paolo Ruffilli, frutto del più raffinato artificio; risultato ottenuto dalla pratica sapiente di un certosino limare. Equilibrio geometrico di significante/significato a contatto con una poesia essenziale intenta a colpire nell’intimo del lettore, coinvolgendolo in una riflessione che si annuncia già oltre il dato. Enea Biumi è uomo di passioni civili che dal quotidiano tendono a coinvolgere temi ampi che molto hanno colto anche da letterature altre, come quelle di area latino americana; ciò si è potuto vedere nella sua militanza svolta per anni dirigendo la rivista online “I poeti nomadi”, in collaborazione con l’artista argentino Poni Micharvegas. Ne “Il seme della notte” un tono bucolico e rievocante minimi dettagli di un sentire panico, si diffonde tenue a fotografare miniature di una limpidezza sostanziale. Così, sensi e sentimenti si denudano di ogni orpello e costruiscono la giusta parola del percepire immediato, l’icastica grazia del riconoscere.

ROSA FRESCA AULENTISSIMA

“Alle dieci e quindici precise il campanile di San Biagio diede un tocco grave che proclamò l’abbrivio di uno scampanio disordinato ma felicemente festivo”. Inizia così il romanzo “Rosa fresca aulentissima” di Enea Biumi, autore varesino, indicando dalla prima battuta la vocazione descrittiva e l’acutezza dell’osservazione intenta a ritrarre efficacemente il piccolo mondo della provincia lombarda. Si potrebbero evocare i nomi di Chiara e Vitali, di una predisposizione al ritratto ironico e allusivo, anche se qui la vicenda si concentra sulla scomparsa di una attraente ragazza, figlia del sacrista del paese, immergendosi quindi nel clima dell’investigazione condotta dal maresciallo Rosario Panepinto. Il tutto si distende nell’accortezza di una scrittura che vede l’autore calibrare le effusioni espressive a disegno dei particolari e degli ambienti con la tessitura spontanea e determinata dai vividi caratteri dei personaggi che animano ipocrisie e maldicenze di paese, passioni inconfessabili e nascoste, tracce definibili di subitanee accensioni. Ben presto la tragedia s’impone con il ritrovamento del corpo della giovane assassinata. Il giallo assume le condizioni di specchio di una società minima oppressa da vizi privati e pubbliche virtù. La fluidità narrativa si armonizza con una indagine coinvolgente che avanza attraverso spunti godibili mai slegati dall’inquietudine propria di una domanda che si trasforma in denuncia civile. Le insofferenze diffuse, che spesso si trasformano in derive violente, impongono alla riflessione del lettore tutta la problematicità dell’esistenza nei suoi tratti sociali che non possono non essere anche politici. Ma la durezza dei contenuti viene sempre compensata da un’andatura narrante che caratterizza la scrittura di Enea Biumi, la profonda declinazione umanistica e la capacità di tratteggio cromatico della sua identità di poeta.
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