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MARIO BAUDINO "LO SGUARDO DELLA FARFALLA" (BOMPIANI EDITORE, 2016)

L’amore per i libri si può esprimere in molti modi. Un classico esempio è renderli protagonisti di un romanzo. Ciò avviene nel testo di Mario Baudino, poeta, critico e narratore, “Lo sguardo della farfalla”. Thriller letterario dove tre librai di un piccolo paese vengono incaricati di valutare una vastissima biblioteca ereditata, per motivi misteriosi, da un docente universitario. Dovranno trasformarsi in investigatori per carpire un segreto legato ad anni della nostra storia recente. Questo potrebbe essere, per sommi capi, il nucleo essenziale della vicenda. Ma Baudino è poeta e il presupposto che scolpisce i tratti di genere subito si moltiplica in frammenti che, oltre all’articolazione di toni che spaziano dal noir all’umoristico, echeggiano atmosfere fascinose e ironiche. L’ignaro destinatario del lascito sarebbe divenuto tale a causa di un suo saggio critico dedicato ad una rara e introvabile opera intitolata “Il Guardo della farfalla” che, forse, sarebbe stato, in questa specifica accezione, anche titolo ottimo per lo stesso libro di Baudino. Nelle pagine scorrono sensazioni che avvertono la fisicità caratteristica del rapporto con i libri, associato al profumo del barolo, al cuoio vecchio, al tabacco biondo. Rifrazioni di scenari e citazioni che le storie concedono e avviluppano nel mistero delle sorti, degli incontri. Ben disegnati anche i profili dei tre librai o, meglio, dei tre personaggi in odore di bibliofili. Il Capo, Duccio, prorompente e massiccio esperto conoscitore di ogni prodotto stampato, con un profilo alla Nero Wolfe; Demi, piacente assistente narrante e factotum; Matteo, cinquanta chili d’ossa e una maschera tagliente. Fanno da contorno altre figure in veste di comprimari e la villa inquietante che ospita la biblioteca, naturalmente stregata. Quindi rimandi ad un enigmatico fantasma verde, a leggende celtiche, a vicende correlate al mito di Artù e dei suoi cavalieri. Tali elementi potrebbero anche rimanere ancore forzate di una rappresentazione di genere, se non fosse che l’eclettica capacità di Baudino fa irrompere nel testo incursioni linguistiche descrittive nei visivi particolari, evocando respiri ritmati della carta e della pelle dei libri, la loro lingua coinvolgente. Così come tra le rapidità fluide dei dialoghi s’innestano spazi aperti alle variazioni cromatiche che i passaggi della luce offrono; aggettivazioni mobili e dinamiche filtrano sensazioni veleggianti nella tonalità brillante che l’ironia colta suscita. Ciò rende piacevole la lettura, la fa scorrere attraverso una gradazione dove quotidiano e fantastico convivono in equilibrio, alternandosi in svelte successioni. Non manca l’elemento seducente rappresentato da alcune figure femminili particolarmente disinibite e accattivanti quali la giornalista d’assalto Giuditta Salvatoni o la cacciatrice di libri Chantal Leduc. Emergono memorie di fatti di cronaca, come la nube di Seveso, disastro ambientale degli anni ’70, in un accelerarsi di eventi che guidano l’indagine tra sparatorie notturne, citazioni letterarie e spunti umoristici. C’è una figura da scoprire, collegata agli anni del terrorismo, tra ombre che ballano, saltano, svaniscono e confondono. Un gotico d’autore, quindi, questo di Mario Baudino che riesce a farsi testo ben leggibile ma non leggero.



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