La morte vicile - eneabiumi

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La morte vicile

LA MORTE CIVILE di PAOLO GIACOMETTI
Rielaborazione in forma simbolica di Giuliano Mangano

La scenografia sarà composta da una serie di sedie (anche accatastate una sull’altra) che creeranno uno spazio entro il quale si muoveranno sia gli attori che i pantomimi. Sulle sedie in centro vi sarà una tenda rossa, significante il sangue. Vicino al proscenio un’altra tenda rossa stesa per terra. Gli attori e i pantomimi saranno rigorosamente in nero e a piedi scalzi. Volendo le attrici potranno indossare una gonna nera. I pantomimi, presenti anche durante la recitazione, dovranno creare una distanza tra loro e le vicende narrate, saranno cioè completamente indifferenti durante l’arco di tutto il dramma, tranne nella prima e seconda pantomima in cui saranno protagonisti e dovranno imitare-mimare la divisione tra legge divina e legge umana.

(MUSICA – PANTOMIMA INIZIALE)

NARRATORE (esce con i protagonisti, tranne Corrado, che vanno a posizionarsi secondo le indicazione della regia, alcuni avranno la schiena rivolta al pubblico)
Esisteva una legge civile, nello stato borbonico del 1800, che privava il condannato dei diritti di cittadino, ne scioglieva i vincoli con la società e con la famiglia, e riduceva la moglie dell’ergastolano in stato di vedovanza.
Dall’altra parte, invece, la Chiesa sosteneva l’indissolubilità del matrimonio - Quod Deus conjunxit homo non separet. Ed era dunque evidente la contraddizione dei due poteri, dello Stato e della Chiesa, che lottavano scandalosamente o piuttosto ridicolmente.
Il primo scioglieva in nome dell'umanità, il secondo legava in nome di Dio.
Grande era poi soprattutto l’ingiustizia nei confronti della moglie innocente. Di fatti la moglie di un uomo condannato al carcere perpetuo, mentre veniva dichiarata vedova e maritata nel tempo stesso, doveva rassegnarsi a vivere o monaca senza vocazione, o adultera per illegittimi amori.
(MUSICA – 1 intervallo)

DONNA LUCIA
Mio zio monsignore desiderava tanto monacarmi. Sarei diventata una badessa in breve tempo. Per questo da Catania mi fece passare a Roma raccomandandomi al cardinale suo cugino - ma fu un conto sbagliato. Non era aria per me.
Però… non sono poi stata a Roma per nulla, e un po' di santa impostura l'ho imparata... tanto è vero che sono qui per rendere un servigio a monsignore mio zio - un servigio di esplorazione….
Devo, con discrezione, informarmi sul comportamento di una donna misteriosa che il medico Palmieri recò con sé da Catania, coll'intento, forse, di nasconderla in questo ultimo lembo della Calabria…
Si chiama Rosalia… è zitella? È maritata? È vedova? Chi lo sa!
Dev’essere comunque molto bella… ed è questo che pone in angustie l'animo dello zio, perchè, nella sua qualità di abate, deve - egli dice - sorvegliare il buon costume, prevenire gli abusi, gli scandali... e questa Rosalia, secondo quello che ne ho inteso, risveglia certi sospetti, certe trepidazioni di coscienza negli abitanti, che naturalmente e sventuratamente sono molto bigotti...
So per certo che il medico aveva moglie, ma è morta da molto tempo… due anni prima che Palmieri andasse a stabilirsi a Catania colla sua piccola Emma, nata fra gli spasimi della madre agonizzante.
Vi è dunque il sospetto che il dottor Palmieri abbia contratto un secondo matrimonio... ma di nascosto, segretamente… forse con questa tale Rosalia…

ROSALIA
Nessuno sa nulla di me… io sono Rosalia e basta.
Anche Emma, che mi vuole mi vuole un gran bene, ignora il mio passato… e siccome fu molto doloroso, non glielo rivelai per non amareggiare il suo animo mite...
Sì, io avevo un marito… no, non è morto… e… nemmeno mi ha abbandonata… no…
Egli possedeva una di quelle nature, che si sviluppano spesso sotto il nostro cielo di fuoco, presso i vulcani, che non ammettono la via di mezzo, ma spingono l'uomo ad una eccentricità assoluta, o per grandi virtú, o per grandi delitti.
E fu un delitto quello che lo fece incarcerare a vita… ed eccomi qui, sola… anche qui calunniata!
Eppure sono innocente; povera, abbandonata dalla mia famiglia, accettai di fare la balia ad Emma, come mia unica risorsa.
Il dottor Arrigo è l'uomo piú virtuoso che io mai abbia conosciuto; è stato un salvatore mandatomi dalla provvidenza. Nulla abbiamo da rimproverarci …

EMMA
Io non ho conosciuta mia madre perché è morta nel darmi alla luce... ed io ne provo tanto rimorso! non ho ragione, forse? non è un furto che io ho commesso?
Ah! se questa buona Rosalia fosse mia madre!... Non avrei no, una spina fitta nel cuore.
Dicono che la mia salute sia un po' gracile, che mi emoziono per le piú leggiere impressioni, che piango facilmente... Ma è perché non posso perdere la memoria... e quando penso che mia madre è morta per farmi vivere, e che io l'ho fatta morire, soffro molto, soffro sempre...
E senza un padre cosí nobile, cosí generoso, cosí buono, che mi vuol tanto bene, che mi accarezza ad ogni momento... come farei?
Ho un angelo di padre… Oh sí! Arrigo Palmieri è uno di quegli uomini rari, che Dio fa nascere, qualche volta, a sollievo dell'umanità sofferente.
Ecco: andrò in giardino, farò un bel mazzolino che presenterò al papà, quando ritornerà dai suoi ammalati. E’ bene che io gli offra dei fiori, come per ringraziarlo delle consolazioni ch'egli lascia sempre agli infermi… poverini!
Io gli do dei fiori e ricevo dei baci. - Vi guadagno, è vero? I baci dei propri genitori sono una santa cosa, lo sa chi non può averne!

ROSALIA
Il signor abate è persuaso che fra me ed Arrigo esista una corrispondenza, che offende la religione… il signor abate non ricorda quelle parole misericordiose che Cristo disse a proposito dell’adultera. Fu lui il primo a raccogliere la pietra, che il suo sapiente maestro aveva fatta cadere dalle mani dei lapidatori, per lanciarla contro di me, che non sono la peccatrice.
Io vivo in continue apprensioni, sempre in forse del domani, perché l'odio sacerdotale non perdona. So infatti che monsignore ha avuto la carità d'ingiungere al mio benefattore di scacciarmi come una vile mantenuta. Io potrei invocare l'appoggio della legge civile, che certamente troverei piú umana di quella religiosa: forse una mia parola, fors'anche l'alito delle mie labbra basterebbe ad appannare la falsa aureola di santità che trema sulla sua fronte... lui sa che sono virtuosa – a lui non è permesso di guardarmi con quella sicurezza, colla quale lo guardo io...
Questa vittoria mi basta; non voglio cercarne un’altra, ostinandomi in una lotta, che riuscirebbe funesta a persone, che io non posso rendere infelici per colpa mia... no..
Ebbene… sono pronta a partire. Mi allontanerò da questa casa che pure mi ha accettata ed amata. E l’odio dell’abate avrà così la sua vittoria.
(MUSICA – 2 intervallo)

ABATE
Odiare? Io odierei Rosalia? al contrario, io ne sento pietà - un'austera pietà. Vorrei richiamarla sulla buona strada, volevo perfino offrirle un sicuro asilo all'abbazia, presso di me. E lei lo ha rifiutato! Sdegnosamente ed assolutamente, per non abbandonare... il suo amante … un ateo…
Certo, senza religione non si può avere morale… Qui esiste il pervertimento - ecco la corruzione, lo scandalo. Il dottor Palmieri fa male tanto alla morale pubblica quanto alla fede. … è assolutamente necessario che la donna si allontani, non solo da questa casa, ma anche dal paese.
E non può esserci la scusa che Rosalia è la balia di Emma, la… presunta figlia del medico… sì, presunta… la fanciulla non è la stessa che diede alla luce la moglie del medico e che io ebbi l'onore di battezzare…. la bambina - la vera Emma - ha cessato di vivere in Catania, alcuni mesi dopo … stamattina appunto l'abate dei benedettini mi ha spedito l'attestato di morte, che io gli avevo chiesto.
Ora dunque - poiché la moglie di Palmieri è morta nel dar alla luce la bambina, e lui non è passato a nuove nozze - non rimane alcun dubbio; Emma è illegittima… e si può supporre facilmente che Rosalia sia sua madre. D’altra parte che Rosalia sia o no la madre di Emma poco importa, il mondo lo crede e basta.
Infine vi è una cosa che non può mettersi in dubbio - ed è che Rosalia è un'adultera, perché ha marito. In carcere a vita a Palermo… d’accordo… ma vivo.
Se la scomparsa di Rosalia farà un po' di rumore, tanto meglio. Lo scandalo che, in questi casi, suole edificare le coscienze, farà venir meno anche la riputazione del medico. Un incredulo virtuoso? un ateo caritatevole?... Ah! bisogna far sparire l'esempio, perdere l'uomo.
Perderlo?... mi è balenata un'idea. - Se quell'uomo - il marito, non fosse là incatenato! Se, in qualche modo, lo si potesse far comparire come un fantasma, o piuttosto come un giudice, alla moglie che vive in braccio di un altro... Ah! è certo che quell'uomo, un galeotto, spinto dalle proprie passioni, diventerebbe, assai naturalmente, e senza saperlo, un sicario del santo officio.
L'idea è stupenda, e potendola tradurre in azione, chi sa!... le mie aderenze in Napoli son tali che... il confessore della regina può tutto, e... basta, ci penserò questa notte.
(MUSICA – 3 intervallo)

PALMIERI

Incontrai Rosalia alcuni mesi dopo la carcerazione di Corrado. Io la conobbi afflitta, grama, poverissima, senza famiglia, senza tetto, respinta persino dalla madre. Fui subito colpito dalla sua situazione: mi persuasi che, non a caso, il destino mi aveva condotto da lei, e ben presto diventai il suo benefattore, senza altro scopo che quello del benefizio.
Ero infelice io pure, da poco tempo avevo perduto la moglie e la mia piccola Emma; non mi sarebbe stato possibile nutrire una passione colpevole, perché quelli che soffrono sono sempre buoni. Ciò nonostante confesso candidamente, che se Rosalia fosse stata libera, io le avrei dato il mio nome per riabilitarla... ma la poveretta era legata a Corrado!
Osservavo intanto con un senso ineffabile di pietà la piccola Ada, che rassomigliava un po’ alla mia Emma, e che per una predestinazione singolare, si andava affezionando ogni giorno di piú alla mia persona, forse perché la ricolmavo di carezze.
Dicevo fra me: “Povera bambina! quando, fra poco, giunta all'età della ragionevolezza, chiederai di tuo padre, che ti risponderà la madre tua? che ti diranno gli altri? Ahimè! un'idea fissa, umiliante si mischierà sempre alle tue gioie, alle tue affezioni, ti turberà i sonni - e piú tardi, nell'età delle felici illusioni, quando l'anima vergine avrà bisogno di amore, chi verrà a proferirtelo? chi vorrà dare il proprio nome alla figlia di un ergastolano?”
Queste riflessioni mi fecero pensare al rimedio; pensai di correggere, a suo riguardo, il vecchio pregiudizio, e dissi un giorno a Rosalia: “se voi lo volete, io costringerò il mondo a rispettare questa fanciulla. Se non posso riabilitare la madre, posso però riabilitare la figlia, darle un nome intemerato, il mio nome. Credendo di aver fatto un cattivo sogno, riabbraccerò la mia Emma nella vostra Ada; avrò un angelo in cielo, ed una figlia in terra”
E cosí avvenne...
(MUSICA + SECONDA PANTOMIMA )

NARRATORE

I personaggi del dramma si sono presentati. Manca quello principale: Corrado, l’ergastolano, attorno al quale ruota tutta la vicenda.
Corrado, sappiamo, ha un carattere di fuoco, tipico delle terre del sud.
Ama Rosalia e ne è ricambiato… mentre i genitori della ragazza ne sono fortemente contrari .
Così Corrado senza tante cerimonie, e poco badando alle conseguenze, una bella notte rapisce Rosalia alla sua famiglia, e se la sposa.
I genitori della sposa avrebbero volentieri perdonato alla figlia, l'avrebbero riaccolta in casa, se si fosse decisa a lasciare Corrado. Ma Rosalia, divenuta nel frattempo madre di una bambina, resistette coraggiosamente ai consigli, alle preghiere, ed anche alle minacce... invano, però, perché i suoi genitori decisero di portarla via ad ogni costo al marito.
E fu suo fratello Alonzo che se ne prese l'incarico.
Corrado venne a sapere di quello che si stava tramando contro di lui, si nascose, e veduto il fratello di Rosalia gli sbarrò il passo… Ne nacque una lotta furiosa che vide Alonzo cadere sotto i colpi del pugnale di Corrado.

CORRADO

Avevo appena consumato l'omicidio che la giustizia divina era là per vendicarlo, fui arrestato sul fatto dalla pattuglia che passava per caso. Il mio processo fu breve; le prove non mancavano; le circostanze rendevano piú grave la colpa, anche per la resistenza da me opposta ai soldati. Venni condannato a vita, e condotto in carcere a Napoli.
Tredici anni di lavori forzati non fecero che aggiungere fiele a questa lava che mi scorre
ancora per le vene. Immaginatevi ciò che ha patito un uomo, giovine allora di ventotto anni, artista, marito, padre, costretto come una fiera ad un guinzaglio di ferro, scaraventato nelle segrete del carcere.
La mia immaginazione mi fu sempre fatale, e nell'ergastolo raddoppiava i miei tormenti. Vedevo Rosalia sola, spregiata, mendica... ma giovine e bella! - Quindi, o costretta a vivere col pane della elemosina, o con quello della colpa... E mentre in cella urlavo per gelosia, la sferza
dell'aguzzino, invece di punire l'omicida, flagellava il marito.
- Non basta. –
Avevo lasciata la mia piccola figlia Ada, dell'età di un anno, o poco piú, grama, pallida come un angelo di cera, e me la figuravo o distesa sopra un letto di giacinti portata al cimitero;
o coperta di stracci, ai fianchi della madre, nell'atto di stendere le sue piccole mani ai passanti… spesso invece, me la raffiguravo tutta ben vestita, vispa, saltellante in una bella casa, intenta a
prodigare le cure e l'affetto di figlia ad un ricco signore, amante della madre... e quest'ultimo pensiero, incessante, questo orribile sogno bastava per condurmi al delirio.
In seguito pensai al modo di fuggire. Quest'idea fissa, tanto naturale nel prigioniero, questo enigma che non riuscivo a sciogliere, questo lavoro assiduo, ostinato, mi produsse una lenta febbre cerebrale. Allora il commissario direttore del carcere, ch'era stato intimo amico di mio padre, sentí compassione di me, e mi fece trasportare in un carcere piú umano, dove ero solo e trattato con un po’ di carità, mi tolsero perfino le catene.
Guarito dalla febbre ritornai alla prima idea…. La fuga. Esaminavo attentanemente il piccolo carcere… l'unica inferriata non era molto alta. Coll'aiuto di un tavolo, mi arrampicai, e vidi al di là del muro un cortile, e al di là ancora la campagna. Non ero piú sorvegliato, perché mi fingevo sempre infermo, e non si credeva che mi bastassero le forze per alzarmi dal mio giaciglio, dove stavo coricato tutto il giorno per ingannare quelli che venivano a visitarmi, ma nella notte proseguivo con diligenza il mio lavoro, che cresceva, cresceva.
Oh! nessuno sa quanta forza acquistino le facoltà del prigioniero, nessuno sa che le sue unghie diventano lime e scalpelli! Ma la catena stessa, che per buona fortuna, i secondini avevano sospesa al muro, mi fu strumento di liberazione, perché mi sono servito dei suoi lucchetti, dei suoi anelli per scalfire le pietre, che tenevano le spranghe della ferrata.
Alla fine riuscii a smuoverne una - con questa sollevai la seconda, poi la terza, la quarta... l'adito era aperto, ma bisognava spiccare un salto pericoloso. Qui pure mi fu d’aiuto la catena, l’avevo assicurata alle spranghe rimaste, così mi calai facilmente nel cortile, e da questo, piú facilmente ancora, raggiunsi la campagna.
Bisogna essere stati sepolti vivi per tredici anni. Bisogna aver contati quei lunghi anni, ora per ora, aver desiderato la libertà, la famiglia, l'aria, il sole!...
Io mi sentivo sano, robusto, felice! la mia fronte si rinfrescava, i miei polmoni si dilatavano. Camminando tutta la notte, ben presto mi posi in salvo fra le gole delle montagne. Un buon abruzzese mi forní queste vesti, un altro assai ricco e caritatevole, un po' di danaro e in tal modo, sulla cresta degli appennini, mi trascinai fin qui. In questa casa che mi hanno indicato come ricovero dei più deboli e sfortunati. La casa del dottor Palmieri.
(MUSICA – 4 intervallo)

EMMA
Credevo di essere stata cattiva. Ma poi Rosalia mi ha baciata. Mi ha bagnata di lagrime; guardate… Ma perché ora piange? perché mi guarda con tanta compassione?
Oh! Ed anche papà, da qualche giorno ha perduto il suo buon umore; mi trascura, si dimentica di baciarmi, quando gli presento i miei fiori.
Sta troppo fuori di casa, e poi quando ritorna è serio, taciturno, non si accorge che io gli vado dietro sulla punta de' piedi, per fargli una burla... Ma, mio Dio, che cos'ha mai? è in collera con me? gli ho dato qualche dispiacere?
Forse è minacciato da una disgrazia?
Lo amo tanto, che non posso dirlo. E lui pure
Se è vero che le fanciulle, quando si fanno spose debbano uscire dalla casa paterna, io non mi farò sposa: no, non posso comprendere come una figlia si rassegni a lasciare i suoi genitori per andare con un uomo, che ha appena veduto... che cattiva figlia!
Figlia! questo nome sulla bocca di Rosalia mi riesce cosí caro! quando le sue labbra lo proferiscono, io le bacerei. L’ho pregata tante volte di chiamarmi sempre figlia… ma sembra che faccia fatica a chiamarmi così…
Ma perché? chiamandomi figlia, mi fa dimenticare la mia disgrazia… Oh!
Ascoltate… Una notte, cioè per varie notti, ho sognato che Rosalia era proprio la moglie di papà, e per conseguenza, mia madre... io era seduta fra loro due; mi divertivo a legarli con una bella ghirlanda di rose... ero tutta felice!...
All'indomani quando mi svegliai, corsi allo studio del papà... era solo, e piansi tanto fra le sue braccia!
Quando ho raccontato il mio sogno, Rosalia è fuggita via... ma prima mi ha abbracciata e baciata in un modo affatto nuovo... le sue labbra fremevano... Ah! il mio sogno!... Il fatto è che non sognai solamente; ho anche pensato... forse feci male; non dovevo pensare... eppure... Ah! se fosse vero!... no, no; io ho aperti gli occhi quando li chiuse mia madre
(MUSICA – 5 intervallo)



ABATE

La provvidenza asseconda i miei desideri
Lo stato incerto, infelice, pericoloso di Rosalia mi aveva intenerito tanto che coll'aiuto del
confessore di Sua Maestà, mi disponevo ad impetrare la liberazione di Corrado, ed ero certo di
ottenerla.
Questi miei progetti vennero fermati dalla sua fuga dal carcere.
Ma la sua fuga non li ha distrutti - al contrario, anzi, li ha rafforzati.
Il povero che ha bussato alla porta del medico chiedendogli asilo è Corrado. E’ Dio che mi è venuto in soccorso… Come si sentirà, adesso, l’ergastolano?
Ricomparire nella società, dopo tredici anni di assenza e di oblío...trovarsi cosí d'improvviso - troppo d'improvviso - al cospetto di una moglie, ancor giovane, bella, che ha saputo consolarsi... Ahimè! non è una dolce sorpresa, non un bel giuoco, nemmeno per la moglie.
Ho la vittoria in pugno.
Rosalia dovrà andarsene da questa casa di peccato… col marito, certo… col marito… ma è meglio partire con un marito qualunque, condannato a vita, che sola e discacciata.
Anche se volesse, Rosalia non ha diritto alla scelta. Corrado, geloso e violento, non accetterebbe, perché è ancora pieno di amore per lei... non conviene percuotere la selce se si temono le faville.

ROSALIA
Monsignore mi dice che Corrado non potendo resistere al desiderio di rivedermi, trovò l'ardire nella disperazione, e col divino aiuto infranse i ceppi dell'ergastolo, non solo, ma ora è qui… in questa casa… nella casa del dottor Palmieri … ed è qui perché ricerca la sua famiglia
…. La sua famiglia…
Corrado! rivedere Corrado?... Ah! direi che è un sogno, dal quale non mi è dato di risvegliarmi intieramente. Dopo quella orribile notte, dopo tanti anni, rivederlo, parlargli?
Oggi, qui! - Io credo che non ne avrò la forza; mi mancheranno le parole, mi mancherà il coraggio di guardarlo - guardarlo io?... oh mai! - L'abate aveva ragione, io dovrei rispondere a molte interrogazioni - e come? con che viso? con quali parole? rispondere a lui!... dirgli... che dirgli … di Ada? nulla? tutto?...
Vorrei fuggire o almeno nascondermi - ma potrebbe esser peggio...
E d'altronde ho veramente il diritto di fuggire, di respingerlo, di negargli le consolazioni che viene a cercare?... non l'ho amato? non sono fuggita con lui dalla casa di mio padre?...
Ah purtroppo! il nostro amore ha partorito il delitto...

DONNA LUCIA

Ora so di sicuro che Emma è figlia di Corrado. Ma come l’apprenderà Corrado? Come reagirà? vorrei lasciarlo piú tranquillo, farlo riflettere meglio…. Infine… ho veduto alcuni gendarmi a cavallo che si dirigevano all'abbazia … forse per arrestarlo
Spero, in qualunque caso, che non faccia nessuna sciocchezza, non ha il diritto della punizione, e molto meno quello della vendetta.
Perché Rosalia, in fine de' conti, merita di essere compatita; non è lei che lo ha lasciato… trovarsi maritata e vedova nel tempo stesso!... All'età di diciannove anni...
Ora giungerà il dottor Palmieri e mi spaventano le conseguenze dell’incontro. Se Arrigo ha la generosa imprudenza di dire la verità... Ah! buon Dio!... che succederà?
Rosalia slanciata da lui sull'orlo della voragine, senza guida, debole, sola, poteva sdrucciolare, cadere... chi lo nega! Rosalia avrà anche desiderata la morte del marito, l'avrà attesa, di giorno in giorno, come una buona novella, per essere libera, felice…
(MUSICA – 6 intervallo)

PALMIERI

Io ignoro dove e come Corrado troverà le parole per dire a Emma: “Senti, o mia
fanciulla, ti hanno ingannata: l'uomo onesto che rispetti ed ami con tanto entusiasmo, non
è tuo padre, ma io sono tuo padre, io, che sono ancora bagnato del sangue di un innocente che era tuo zio; io che ti mostro i polsi lacerati dalla catena che strascinai per tredici anni; che non ho ancora scontata la mia pena, che sono fuggito, che posso essere preso, di giorno in giorno, di ora
in ora, e ricondotto all'ergastolo, io, io sono tuo padre. Se morirai di crepacuore, di vergogna, non importa, purché io ti abbia abbracciata”.
Io ho fatto il mio dovere, che Corrado faccia il suo.
Che giudichi, che assolva, che punisca come piú gli piace.
Vuole forse distruggere la mia opera di redenzione? La legge lo autorizza a farlo; io ne convengo. - Gli accorda anche il diritto di uccidere sua figlia.
Ecco che viene… lei stessa … ed è la povera, la magnanima madre, che la conduce al giudizio.
Con una parola può trafiggere due cuori - io starò ad osservare.

EMMA
Ohimè! Gli occhi del nuovo ospite mi sembrano due tizzoni ardenti … sentivo che il mio
viso bruciava al suo sguardo.
Mi disse che aveva una figlia… allora presi un po’ di coraggio, perché un padre non è mai
cattivo.
Lui mi disse che l’aveva perduta, la figlia… ma che l’avrebbe trovata… si chiamava Ada
La sua tenerezza mi faceva piú paura della sua collera...
E voleva che anch’io mi chiamassi Ada, perché si chiama cosí sua figlia; e per questo è un'Ada ogni fanciulla?... e poi voleva abbracciarmi, voleva assolutamente che lo chiamassi padre...
Ma è il dottor Palmieri mio padre... e non mi abbandonerà mai! resterà sempre con me!...
Anche se quell’uomo, Corrado, pover'uomo... si era messo in ginocchio davanti a me, come per implorarmi… gli ho preso allora le mani per sollevarlo… i suoi polsi erano segnati, straziati.. come un condannato ai ferri... Oh!... Condannato! e per quale delitto?... Sventurato! io tremo tutta pensando a sua figlia!

CORRADO

Mi si comanda di riflettere su ciò che ho udito, che ho veduto, ed è un uomo vestito di carne, soggetto alle mie stesse passioni quello che mi dice di riflettere, che ordina al mio cuore di tacere quando ha bisogno di urlare, e vuole che parli quando è un sepolcro. –
Sí, ho udito e veduto. Ho veduto mia figlia, piú bella di un angelo, mia figlia, alla quale io faccio paura, che mi odia senza conoscermi e non si accorge che io respiro dentro di lei. Mia figlia, che ama un altro uomo, lo accarezza, lo bacia, si stringe al suo collo...
Nessuno le ha insegnato a piangere sulla mia sciagura, a pregare pel misero carcerato, nel
suo cuore è stato coltivato un affetto falso, menzognero, a dispetto della natura e delle leggi.
Rosalia si è creduta in diritto di dare a quella infelice ciò che io le avevo tolto, un buon padre, ed un nome onorato… è vero…
Ma si può comandare ad un padre, che, dopo tanti anni, s'incontra colla propria figlia, di starle davanti impassibile, freddo, muto?... Ah! l'immobilità si ottiene dai sassi. Poc'anzi mi sono frenato, non so come, forse la generosità del medico mi ha istupidito, pietrificato. Ma ora il sangue torna a circolare; ora sento il dolore, la gelosia - una orribile gelosia.
Voglio mia figlia.
Io le racconterò le mie pene, le mie angoscie, i miei rimorsi. Se è buona e santa si rassegnerà volentieri a diventare il mio angelo redentore. Ah sí! io ho bisogno di una bianca mano che mi spiani la fronte, che mi rinfreschi il sangue, che mi guidi e mi assista.

ROSALIA
E dopo che sarebbe di mia figlia? di Ada?... Ah! non è possibile. Corrado mi parla delle sue pene, che sono crudeli, - io lo vedo, lo sento - ma non vede, non sente le mie …
Vuol dire alla nostra Ada che lui è suo padre! ma io, quando le ho detto di essere sua madre? io che per non doverle spiegare, un giorno, chi era suo padre, cosa aveva fatto, dove viveva, mi sono privata dei miei diritti, e delle gioie di essere madre…
Sí, per riparare i nostri errori, per non costringere Ada ad arrossire dei suoi genitori, mi sono assunto l'uffizio di educatrice, di balia, di serva... e spesso, nel silenzio della notte, mi accostavo leggermente al suo lettino, per contemplarla con occhi di madre, senza essere veduta; la baciavo con timore e fuggivo subito, come inseguita dal grido della pubblica opinione, ché a Catania, qui, dappertutto mi han creduto una prostituta.
È bene che Corrado lo comprenda; cosí comprenderà egualmente che non può, che non
deve rapirmi il frutto della vergogna…
No, non priverà la figlia degli agi, dei quali ha bisogno; non la chiamerà a dividere il disonore, il duro pane dell'elemosina; non la trascinerà sulle montagne per nasconderla in una capanna, col rischio di essere inseguito, scoperto ad ogni momento, ucciso ai suoi piedi...
Ah! no, se non vuole esaudire le preghiere della madre, se non l'inteneriscono le lagrime della moglie, abbia compassione almeno della povera donna che ha salvata sua figlia!
La mia risoluzione è presa. La nostra Ada serbi sempre il nome di Emma, e rimanga col nobile uomo che le ha dato il suo nome. In quanto a me, giacché la donna è una schiava, legata alla volontà del marito, finché questi respira, sia cosí; non me ne lagno, io seguirò Corrado sulla montagna, nel carcere, al patibolo, se sarà necessario.

CORRADO

Ma che è mai un uomo condannato alla reclusione perpetua, se non un cadavere, al quale si conserva ancora un po' di moto, perché rimanga sulla superficie della terra ad ammorbare l'altrui esistenza?
Una fanciulla pura, onorata muove all’altare, certa di unire la sua esistenza a quella di un uomo onesto. Ma poco dopo, quest'uomo si fa reo di un delitto; la legge lo colpisce, viene chiuso in un carcere, sepolto vivo in una tomba... e la donna?
Ahimè! la misera superstite, la vedova del condannato, coperta di vergogna, mendica, spregiata, deve serbar fede ad un talamo che non ha piú, che la legge le ha tolto; deve comandare al suo cuore deluso di non battere, al suo sangue di non fremere, nell'età delle passioni, sotto pena di essere tacciata d'adultera, di meretrice.
Cosí, mentre senza il concorso della volontà non si può ammettere la colpa ed è inumano il castigo, gli eredi dell'Inquisizione, puniscono, torturano sempre l'innocente in nome di Dio. –
Ed è legge divina questa? è religione? quale? dove?
Compatisco mia moglie se amò, l'assolvo se ha peccato. Pochi istanti mi bastano per essere piú pietoso della chiesa, piú grande della legge.
Dopo potrò ben morire - ma dopo di aver fatta giustizia.
Io ho strappato dalle braccia dei suoi genitori un’innocente fanciulla; le uccisi un fratello, feci morire d'angoscia la madre sua; la coprii di miseria e di vergogna, l'ho esposta alla calunnia, ho
torturato il suo cuore... Essa amava il piú generoso degli uomini, che l'avrebbe rilevata dal fango, sotto il quale io l'aveva sepolta... Ma un cadavere steso fra loro li separava... ebbene il cadavere sparirà, perché io lo seppellirò. - Oh! voi, rappresentanti di un diritto, che alcuni bestemmiatori han chiamato divino; voi che avete piantato i vostri aculei anche nell’intimità della famiglia, guardate qui adesso, a quest'omicida che vi rimprovera, a questo galeotto che v'insegna la carità.
Poveri stolti! miserabili tormentatori! Vorreste darmi ancora il pane amaro dello schiavo, per continuare la tortura di due cuori?... no; io berrò per dormire … Povera donna! nobile uomo! magnanimi cuori!... meritavano un po' di bene, un premio... e l'ottengono da me... il cadavere civile perde il moto... ho terminato di ucciderlo io... (due pantomimi stenderanno un velo bianco su Corrado mentre si udrà una musica finale molto forte e violenta)


NOTE La musica dovrà preferibilmente essere scelta tra gli autori del ‘900, la pantomima (sia la prima che la seconda) dovrà durare non più di un paio di minuti, gli intervalli brevi saranno al massimo di venti secondi.
Si consiglia, prima di mettere in scena la presenta riduzione simbolica, di leggere completamente e attentamente il testo originale.

Il NARRATORE dovrà mantenere un tono asettico, neutrale
DONNA LUCIA dovrà esprimere un carattere curioso e libero da qualsiasi pregiudizio
L’ABATE sarà cinico e superbo, la sua fede e più per gli occhi degli altri che non per se stesso. Ubbidisce a leggi che forse nemmeno lui accetta o comprende. Ma agli occhi del mondo il suo comportamento dovrà essere irreprensibile, severo e inflessibile.
Il DOTTOR PALMIERI è un uomo generoso. Non guarda alle dicerie della gente. Ha a cuore il bene degli altri e, pur amando Rosalia, è disposto a farsi da parte per il suo bene e per il bene di Emma.
EMMA ama Rosalia, senza sapere che ella è la vera madre. Ama il Dottor Palmieri senza sapere che non è il vero padre. Sente paura e angoscia davanti a Corrado, il vero padre e ne è alla fine attratta dalla pietà.
ROSALIA stretta fra la legge cosiddetta di Dio e quella degli uomini, ama il dottor Palmieri che ha procurato un nome e una casa alla figlia. Allo stesso tempo, quando rivede Corrado è disposta a sacrificare il nuovo amore in nome di un destino superiore
CORRADO è violento, istintivo, legato dall’amore di una figlia che non potè conoscere. Sconta giustamente la pena per omicidio. Ma ama. E il suo amore, sia per la figlia che per la moglie, lo mette su un piano superiore. Per questo alla fine si uccide. Riconosce il bene nell’azione del dottor Palmieri e non vuole la sofferenza della figlie e della moglie.



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